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GIACOMO FERDINANDO SIEVERS

un nome legato alla storia del pianoforte

Giacomo Ferdinando Sievers, nato a Pietroburgo nel 1809, figlio di Carlo, costruttore di pianoforti, ebbe un’educazione accademica completa e contemporaneamente si dedicò anche alla musica studiando il violino, il flauto e il pianoforte. Mandato dal padre a Riga presso una fabbrica di pianoforti per impadronirsi dell’arte della costruzione dello strumento tornò dopo cinque anni a Pietroburgo per trasferirsi in seguito presso altre fabbriche in Germania e in Italia dove, a Napoli, fondò nel 1838 una sua fabbrica di pianoforti che diventò ben presto una delle più importanti della sua epoca.
Sievers, chiamato spesso a far parte delle giurie per l’assegnazione dei premi e riconoscimenti alle Esposizioni universali di Parigi, è autore del più completo trattato sulla costruzione del pianoforte dell’Ottocento:

Il Pianoforte
Guida pratica per costruttori, accordatori, dilettanti e possessori di pianoforti
Napoli 1868

In esso sono esposti i criteri costruttivi delle varie scuole europee, e trovano ampio spazio anche precisi riferimenti alle caratteristiche estetiche e funzionali del pianoforte del suo tempo.
Dalla sua fabbrica uscirono strumenti a coda, a tavolo e verticali di preziosa fattura. Pochi esemplari sono sopravvissuti fino ai nostri giorni.
Per adeguare le caratteristiche del pianoforte alle esigenze dell’arte pianistica del suo tempo ideò nuovi sistemi di costruzione come l’impiego di un telaio in ferro fuso, a rinforzo della struttura (per cui ottenne un brevetto esclusivo nel 1838), la realizzazione di una meccanica con percussione dall’alto, il posizionamento del paramartello tra lo snodo e la testa del martello ed altre innovazioni soprattutto nella costruzione di modelli verticali.

La data di costruzione dello strumento oggetto del restauro, per caratteristiche costruttive ed estetiche e per un’indicazione numerica presente sul lato sinistro presso la tavola armonica (277), può essere collocata fra il 1840 e il 1850.
La struttura è interamente in legno senza alcun rinforzo metallico.
L’estensione della tastiera è di di sei ottave e mezza (CC-a””), la cordiera comprende dodici note di ferro filato ferro (2 corde per coro) e le restanti di ferro (3 corde). Una riga metallica, provvista di fori attraverso i quali passano le corde, rappresenta una sorta di capotasto per le ultime sei note degli acuti. Tre i distanziatori.
La meccanica è inglese ma con smorzatori posizionati al di sotto delle corde
Singolare caratteristica riguarda la copertura della martelliera: per la zona dei bassi i martelli sono ricoperti da vari strati di pelle da un’ultima striscia di feltro, mentre vari strati di sola pelle coprono i martelli delle altre zone.
Una interessante fusione di concezioni costruttive: viennese, inglese e francese.

Il restauro ha riguardato un trattamento preliminare contro gli insetti xilofagi, il consolidamento della struttura e il ricondizionamento della tavola armonica.

struttura

La cordiera, non originale, è stata eliminata. Sono state conservate solo le corde filate che risultavano verosimilmente originali.

corde filate originali con giunte

Per la scelta dei diametri si è fatto riferimento alla numerazione trovata sul lato interno del pancone, fortunatamente ancora ben visibile.

montatura corde

Particolare attenzione è stata riservata alla copertura dei martelli. L’ultimo strato, originale con buona probabilità, o comunque sostituito con materiale ottocentesco, risultava molto segnato; è stato scollato ricondizionato e reincollato per permettere che a contatto con le corde risultasse la parte carnicciosa (per usare il termine adottato da Sievers nel capitolo del suo trattato riservato alle caratteristiche delle pelli di copertura).

Si è preferito quindi mantenere il materiale originale, ancorché usurato, piuttosto che sostituirlo con pelli moderne conciate con improbabili sistemi di conciatura “all’antica”.

La rastrelliera degli smorzatori ha subito un intervento in epoca ottocentesca con la sostituzione dei fiocchetti. Ancorché la “riparazione” sia poco elegante si è rivelata perfettamente funzionale, per cui si è deciso di mantenere l’apparato, anche a testimonianza del suo passato.

smorzatori

L’apparato meccanico conserva quasi tutti gli elementi originali, che sono stati conservati dopo un ricondizionamento e qualche integrazione.

La regolazione generale, compresa quella delle pedaliere, e l’accordatura basata sul metodo indicato da Sievers stesso adottato nella sua fabbrica hanno concluso le operazioni.

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