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RESTAURO

del pianoforte Nicolò Lachin  in Padova 1860 ca. del Museo di Pianoforti antichi della Fondazione Musicale Masiero e Centanin

01 Il 'Lachin' nel Museo di Pianoforti antichi

Il restauro del Pianoforte in oggetto si è presentato particolarmente impegnativo a causa in particolare dei suoi cedimenti strutturali e delle condizioni del sistema tavola armonica-catene.

Struttura interna

È stata presa in considerazione prioritariamente la struttura interna dello strumento in tutti i suoi elementi: dopo la rimozione dei longheroni metallici, delle corde e della tavola armonica si è proceduto ad ispezionare i cedimenti e le fessurazioni, rinforzando e consolidando l’intero sistema di controspinte anche mediante l’inserimento di duroni.

02 fenditure fondo

Pancone d’attacco

L’esame del pancone d’attacco della cavigliera ha rivelato una situazione ancor più critica di quella paventata in seguito all’ispezione esterna: nella zona che denunciava scarsa affidabilità all’accordatura non si è riscontrata una semplice fessurazione locale, ma vasti scollamenti di due strati di materiale ligneo per buona parte del pancone.

Si è resa necessaria quindi la rimozione dell’intero pancone e la separazione dei suoi strati costitutivi. Il sottile strato superficiale, ancorché di consistenza precaria, è stato conservato esclusivamente per ragioni di aspetto estetico (in quanto non avrebbe pregiudicato la funzionalità), mentre due strati sottostanti, che presentavano numerose fessurazioni, sono stati sostituiti con essenze identiche opportunamente stagionate (circa 25 anni).

03 rimozione pancone

Dopo la ricollocazione del pancone nella sua sede, il suo ancoraggio mediante duroni di faggio e l’inserimento dei longheroni metallici di rinforzo, si è proceduto alla delicata operazione di foratura rispettando lo schema originale in modo da far coincidere perfettamente la posizione delle corde con il punto di percussione dei martelli e soprattutto degli smorzatori.

Tavola armonica e Catene

La tavola armonica, elemento essenziale dello strumento, è stata liberata dalle catene (in buona parte già peraltro scollate)

04 tavola rimossaColmate le fenditure e reintegrata nella sua compattezza è stata successivamente rimodellata secondo la forma originale mediante il reincollaggio delle catene e del ponticello con l’ausilio di stampi curvi allo scopo predisposti.

05 incollaggio cateneIn accordo con il committente Museo si è deciso (conformemente alla prassi liutaria) per la sostituzione delle catene originali con nuove catene di abete, stagionato 5 anni, della Val di Fiemme. Cronache dell’epoca informano come il legno proveniente da quella regione fosse il preferito dai costruttori di strumenti musicali.

Secondo comuni esperienze il reincollaggio delle catene originali avrebbe dato risultati mediocri dal punto di vista della resa acustica. Le catene originali sono comunque state conservate e catalogate perfettamente integre.

La tavola così riportata alla sua forma ed elasticità originale è stata successivamente riposizionata nel corpo dello strumento ed incollata lungo il lato dritto.

Cordiera

Si sono mantenute le caviglie e le corde di ferro originali, dopo un’operazione di pulizia da un leggero strato di ossidazione. E’ stata osservata la presenza, in una dozzina di corde, di leggere oscillazioni improprie (come spesso viene riscontrato in caso di utilizzazione di corde originali ossidate che vengono indicate col termine di “false”). L’inconveniente si è rivelato più grave di quanto apparisse in un primo momento durante il concerto di collaudo, in seguito alle numerose accordature che si sono dovute praticare per quell’occasione e al conseguente aumento della tensione. Si è resa necessaria quindi la sostituzione di 14 corde con materiale nuovo di ferro della Westfalia simile a quello originale fornito dalla Ditta Vogel-Scheer di Jestetten in Germania. Alcune corde originali, rotte durante il loro reinserimento, sono state recuperate mediante giunte a doppio filo nella zona non risonante.

Per le corde rivestite (fortemente deteriorate, o già sostituite in riparazioni precedenti come già rilevato nella relazione preliminare) si è dovuto invece inevitabilmente decidere subito per la loro sostituzione con corde ricostruite rispettando per quanto possibile diametri e peso specifico globale.

Apparato meccanico

L’apparato meccanico, di modello viennese, si presentava originale in tutti i suoi componenti; si è proceduto quindi all’esame di guarnizioni, spessori, feltri e  pelli: in luogo della sostituzione degli elementi usurati o deteriorati  con materiale moderno (operazione certamente più semplice) si è preferito il mantenimento dei materiali originali dopo un loro ricondizionamento, integrandoli in alcuni casi con materiale nuovo per ripristinare spessori e misure necessarie.

Anche per gli strati di pelle ricoprenti le teste dei martelli si è deciso in una prima fase di conservare il materiale originale, pur inevitabilmente modificato e deteriorato nella sua struttura per effetto del tempo e dell’uso.

Le pelli originali si presentavano già reincollate in una posizione diversa da quella iniziale. Si tratta di un’operazione “di ripiego” compiuta spesso dai riparatori di pianoforti (l’unica possibile peraltro volendo conservare la pelle originale, conciata “all’antica”, che presenta ideali caratteristiche di morbidezza e ad un tempo di resistenza alla dilatazione). Il reincollaggio in posizione diversa consente di mettere a contatto delle corde la parte non rovinata dall’uso. I martelli si presentavano così ricoperti da strisce di pelle deteriorate sia nella zona ininfluente agli effetti della produzione del suono sia, anche se non irrimediabilmente, nella zona posta a contatto con le corde.

La decisione di sostituire le pelli, in accordo con la direzione del Museo, è stata rimandata a dopo aver verificato in sede di collaudo l’affidabilità della martelliera.

Si è operato quindi un tentativo di ricondizionare le pelli mediante leggera spazzolatura e allentamento della loro tensione. Già durante le prove preliminari al concerto di collaudo si verificava purtroppo però una graduale tendenza ad un ritorno alla sonorità piuttosto secca e chiara precedente alle operazioni di spazzolatura e allentamento.

Ripetute tali operazioni immediatamente prima dell’esecuzione del concerto, lo strumento ha potuto esprimere il timbro appropriato.

Non potendo la martelliera sopportare ulteriori operazioni di spazzolatura a causa della fragilità e della riduzione di spessore in cui si trovano le pelli ( modificate chimicamente e fisicamente nel corso del tempo) e dovendo lo strumento essere utilizzato spesso in futuro per prove e concerti, in accordo con la direzione del Museo, si è proceduto al reimpellamento della martelliera con pelle di camoscio del tutto simile a quella originale, fornita ancora dalla sopracitata ditta tedesca Vogel-Scheer.

Deliberatamente sono state conservate le pelli ricoprenti gli ultimi martelli dei bassi e degli acuti (nella pratica i meno soggetti all’uso nelle esecuzioni) in quanto risultavano in uno stato ancora accettabile. La presenza dei martelli con le coperture originali hanno consentito il confronto del loro timbro con quello dei vicini martelli con le nuove coperture e facilitato la ricerca e il raggiungimento della ‘intonazione’ ideale del pianoforte.

Questa operazione di intonazione si è concretizzata nella preparazione del feltro sottostante dei martelli mediante la risagomatura del loro profilo e nella scelta della tensione della pelle.

Le pelli originali rimosse sono state catalogate e conservate ed è stata fornita una certa quantità della stessa pelle di camoscio usata per il restauro, in previsione di una inevitabile futura operazione di reimpellatura anche dei martelli dei quali è stata mantenuta la pelle originale.

06 martello FF# con pelle riposizionataAnaloga decisione, adottata per il restauro della martelliera, si è presa nei confronti degli smorzatori: una piccola parte dei “fiocchetti” irrimediabilmente deteriorati è stata sostituita con materiale moderno, mentre si è cercato di ricondizionare ed allineare tutto il gruppo di cunei ricoperti dalla ormai difficilmente reperibile “pelliccia di agnello da latte”.

Per quanto concerne la messa a punto dell’apparato meccanico, si sono ristabiliti con precisione i numerosi parametri di funzionamento eliminando in particolare lo spazio venutosi a creare fra la codetta e il cappuccio di scappamento, accorciando la corsa del tasto (modificatasi nel tempo per l’uso) e riposizionando i paramartelli.

Sono seguite le normali regolazioni di funzionamento: eliminazione dello svirgolamento, dell’attrito dei puntini delle aste dei martelli con le forcelle d’ottone, allineamento dei martelli alle corde, pareggiamento della tensione delle mollette dei cappucci e identificazione del punto di scappamento dei martelli, livellamento della tastiera e regolazione degli spazi ed altri singoli interventi nonché il ripristino del corretto funzionamento dei due pedali.

Il compimento delle regolazioni ed un’ulteriore verifica dopo il concerto di collaudo con le sopradescritte ulteriori operazioni ha concluso i lavori, che hanno portato all’auspicata resa sia funzionale che sonora dello strumento.

Una lunga serie di accordature preliminari al concerto di collaudo ha stabilizzato lo strumento in tutti i suoi registri al diapason a’ 430 senza che si verificassero rotture o cedimenti strutturali. Si sconsiglia il superamento di tale frequenza.

Mobile

Del mobile, costruito con diverse essenze, è stato conservato naturalmente aspetto e vernice originale, limitando le operazioni di restauro all’asporto di materiale ceroso ed oleoso superficiale, alla reintegrazione di alcune parti danneggiate da abrasioni o mancanti di lastronatura e ad una leggerissima riverniciatura superficiale con gommalacca decerata.

07 prima fase di lucidatura della vernice originaleLa struttura metallica di rinforzo è stata solo pulita senza procedere ad un’improbabile ridoratura o riverniciatura.

Siamo in grado di concludere questa relazione affermando che pianoforte in oggetto dopo il restauro può esprimere appieno tutte le sue caratteristiche tecniche e sonore così come verosimilmente dovevano essere state concepite dal suo costruttore.

Fossò 5 gennaio 2011

Giuseppe Tolin

 

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