Skip to content Skip to footer

PANTALON

un altro pianoforte del Settecento

Pantalon

Pantalon è una parola oggi tanto poco conosciuta quanto invece diffusamente usata nel XVIII secolo.

L’origine di questo curioso termine, che si riferisce ad un particolare tipo di pianoforte, va ricercata nel nome del musicista, famosissimo all’epoca, Pantalon Hebenstreit.

Pantalon Hebenstreit fu un personaggio dalla geniale ed eclettica personalità.  La sua fama di violinista, clavicembalista, maestro di ballo ebbe però una straordinaria diffusione a livello internazionale soprattutto come suonatore di dulcimer.

Il dulcimer, strumento a corde percosse da bacchette di legno, appartiene alla variegata famiglia dei salterii. Ma Pantalon Hebenstreit

ideò e costruì un salterio particolare, di grandi dimensioni (circa tre metri), dotato di un numero enorme di corde di metallo e di budello (fino a 276) distribuite in vari ordini e che venivano percosse da bacchette di legno nudo o rivestite di lana o pelle.

È facile immaginare gli straordinari effetti che questo musicista riusciva ad ottenere con questo strumento, sia per le sue molteplici caratteristiche timbriche che per le possibilità dinamiche.

Le sue esecuzioni sbalordivano ed entusiasmavano l’uditorio tanto che il re Luigi XIV in occasione di una sua esibizione, colpito dalla sua tecnica funambolica e dalla maestosa imponenza dello strumento dichiarò che il suo vero nome doveva essere Panta-Leon.

In seguito a questo episodio il nome di questo musicista passò alla storia modificato in Pantaleon Hebenstreit e il suo strumento assunse il nome Pantalon.

Hebenstreit non ebbe praticamente allievi o seguaci. Lo strumento era costoso da costruire e ancor più difficile ed impegnativo da suonare.

Sorse quindi l’idea, per rendere più agevole l’esecuzione, di dotarlo di una tastiera che potesse azionare dei martelli per percuotere le corde.

Il primo tentativo in questo senso, chiamato Cimbal-Clavir, ad opera di un certo Wahlfried Ficker,  è pubblicizzato  nel Leipziger Post-Zeitung nell’ottobre del 1731 come uno strumento capace di imitare gli effetti del famoso Pantalon di Hebenstreit. In seguito gli strumenti di Ficker vengono chiamati Hammer-Pantalon.

Sia i monumentali Pantalon costruiti da Hebenstreit che i primi Hammer-Pantalon (cioè Pantalon provvisti di martelli azionati da una tastiera con la percussione dall’alto) non sono sopravvissuti.

Si conserva invece, in musei e collezioni private una modesta quantità di Pantalon costruiti a partire dalla metà del ‘700, quasi tutti dotati di meccanica a rimbalzo (prellmechanik) semplice, senza scappamento.

Quasi tutti non riportano il nome del costruttore e con tutta probabilità esistono molti altri Pantalon non identificati giacenti nei magazzini o nei depositi dei Musei, giudicati o identificati come pianoforti a tavolo di interesse minore in quanto adespoti e dalle caratteristiche considerate primitive in quanto privi di smorzatori

La caratteristica che distingue il Pantalon dagli altri pianoforti coevi a tavolo o a coda consiste essenzialmente nella mancanza di smorzatori (voluta, non conseguenza di incapacità del costruttore).

Ciò, insieme alla presenza di alcuni consueti registri (moderatore, liuto, arpa) rendeva il Pantalon atto a produrre effetti simili a quello del Pantaleon di Hebenstreit: timbro metallico oppure morbido, sonorità smorzata da frange o da striscie di panno appoggiate alle corde ad imitare l’Arpa e il Liuto, o a simulare le corde di budello, ma soprattutto, per l’assenza di smorzatori, un riverbero continuo.

Questo tipo di strumenti ebbero una grande diffusione fino ai primi anni dell’800.

C. Ph. E. Bach nel suo Saggio di Metodo per la Tastiera, nel capitolo dedicato alle libere fantasie, fa un accenno significativo:

Il clavicordo e il fortepiano sono gli strumenti più adatti all’improvvisazione. Il suono più gradevole è quello del fortepiano senza smorzatori, che è il più affascinante nella esecuzione di fantasie purché lo si sappia usare con la dovuta cautela per non creare confusione con la sovrapposizione di suoni.

Non è chiaro se Carl Philip volesse indicare proprio il Pantalon o se intendesse semplicemente il Fortepiano con gli smorzatori tenuti sollevati. Significativo ed illuminante risulta comunque l’attenzione posta sulla sonorità creata dall’assenza di smorzatori e sul conseguente riverbero continuo, che porta a considerare, ai nostri giorni, una pratica esecutiva inedita e a ripensare a nuovi criteri di pedalizzazione.

Pantalon, fra i numerosi appellativi attribuiti al pianoforte nel Settecento nei paesi di lingua tedesca, fu forse quello più usato

È significativo che Chopin, nei primi decenni dell’800, riferendosi al pianoforte, lo chiami ancora, come risulta dalla sua corrispondenza del periodo polacco, Pantaleon !

L’esemplare presente nel Museo è anonimo, con meccanica a rimbalzo senza scappamento, martelli ricoperti di un solo sottile strato di pelle di ovino, con tastiera di quattro ottave e mezza (C – f”‘)

Le corde sono in ottone da C a d# (le prime cinque singole, con avvolgimento largo, le altre doppie, nude) e di ferro, sempre doppie da e a f”‘.

I tasti diatonici sono ricoperti di palette di acero molto duro, fortemente ossidate e macchiate dall’uso. Quelli cromatici di legno di frutto tinto e ricoperti di una sottile cartella di ebano.

È provvisto di un registro a ginocchio che abbassa sulle corde una frangia di setole, per produrre l’effetto arpa. Spingendo la ginocchiera a fondo si ottiene lo smorzamento completo della sonorità.

L’epoca di costruzione è ipotizzabile riferirsi agli ultimi decenni del ‘700.

© 2020 Copyright by Fondazione Musicale Masiero e Centanin | All rights reserved | P.IVA 02704400288 | Designed by Audio Innova Srl