Vincenzo Maltarello
1867

Vincenzo Maltarello nasce a Rovigo nel 1831 in una famiglia di musicisti e rivela ben presto una straordinaria attitudine per il disegno, la meccanica, la progettazione e la costruzione. Diverrà quindi pittore e scultore, meccanico, mobiliere. Intraprende anche la costruzione di armi e sarà nominato armaiolo della Guardia civica della sua città.
Nel 1852, su sollecitazione del fratello Luigi, compositore e direttore d’orchestra, costruisce il suo primo pianoforte prendendo a modello uno strumento viennese.
Da allora si dedica interamente alla costruzione di pianoforti , attività che gli valse prestigiosi riconoscimenti alle esposizioni in Italia e in Europa. Diventa provveditore ufficiale della Casa Reale e suoi strumenti vengono esportati anche oltre oceano. Arturo Toscanini fu fra i suoi più fervidi estimatori.
Alla fine dell’Ottocento la gloriosa casa costruttrice di pianoforti “Vincenzo Maltarello” non riesce più a reggere la concorrenza delle fabbriche francesi e tedesche. I Soci della Ditta e i famigliari di Vincenzo, decidono di cessare l’attività e cedere l’azienda contro la volontà del suo fondatore.
Secondo quanto riferito da Gastone Brusegan, accordatore e tecnico riparatore di pianoforti vissuto nel XX secolo, una leggenda vuole che ciò abbia turbato la sua salute mentale al punto di fargli vivere i suoi ultimi giorni aggirandosi nei locali della fabbrica ormai vuoti e deserti chiamando ancora invano per nome i suoi lavoranti, impartendo ordini e consigli.
Vincenzo Maltarello muore l’8 dicembre 1907.
Firma sul frontalino, all’interno del coperchio della tastiera: “V. Maltarello”
Scritta stampata in nero sulla parte superiore del listello interno alla fascia destra:
“V. MALTARELLO e C.” poi ancora: “in VICENZA”, infine: “N 158”.
Lo stesso numero di serie, capovolto, risulta anche sopra il somiere, al centro, davanti alle caviglie: “158”.
Datazione: 1867/68
Modello: a coda
Lunghezza: cm. 203
Larghezza: cm. 128.
Tavola armonica: in abete.
Struttura della cassa: in legno con 3 longheroni di metallo (di “tipo inglese”)
Estensione della tastiera: CC – a’’’’ ((Do0 – La6) (7 ottave meno due note).
Tasti: diatonici in osso, cromatici in legno tinti in nero.
Larghezza ottava: cm. 16,30
Meccanica: di tipo inglese, con alcune caratteristiche originali
Martelli: originali, feltri e pelle
Caviglie: originali
Corde: originali (ne risultano 7 mancanti)
CC-AA 1 corda
AA#-F 2 corde
F#-A’’’’ 3 corde
Le indicazioni dei diametri delle corde sono scritti sul ponte incollato sulla tavola armonica.
Ponte: spezzato D#-E
Pedali: spostamento (1 corda), smorzatori
Mobile: in palissandro
Alessandro Padoan
Il Pianoforte V. Maltarello del Museo di Pianoforti antichi “Bartolomeo Cristofori”
Si può ipotizzare con buona approssimazione, come vedremo meglio in seguito, che il pianoforte firmato “V. Maltarello e C. in Vicenza” e recante ben visibile il N. 158 di serie sia stato costruito nella ditta vicentina intorno al 1867/68.
È attestato da alcune fonti[1] che quando Vincenzo Maltarello nel 1859 si trasferì da Rovigo, dove aveva iniziato l’attività nel 1852, a Vicenza, aveva già costruito circa 60 pianoforti.
Nel 1864 Vincenzo Maltarello riuscì a costituire una società, grazie ai capitali messi a disposizione da parte di Vicentini facoltosi, e l’attività ebbe un grande sviluppo.
Nel 1867, all’esposizione di Parigi, le fonti dell’epoca riportano la notizia di una sua produzione annuale di 50 pianoforti a coda e verticali[2]. Grazie al successo ottenuto l’anno dopo anche alle Esposizioni Industriali di Venezia e di Verona, rispettivamente nel maggio e nell’ottobre 1868 (medaglia d’argento e medaglia d’oro), la ditta Maltarello ebbe un considerevole aumento di commissioni, soprattutto per l’ottimo rapporto raggiunto fra la qualità e il prezzo di vendita:
«La bontà intrinseca degli istrumenti per la voce piena e simpatica, per l’eguaglianza della tastiera in uno coll’eleganza del mobile, più la modicità dei prezzi […]»[3]
ma anche per le originali ed efficaci innovazioni da lui introdotte alle meccaniche francesi ed inglesi dell’epoca, in particolare la modifica dello scappamento:
«Maltarello pensò di modificare il ponte dello scappamento (bascule) dandogli forma tale che abbia sempre un lato fisso sul tasto, e l’altro da alzarsi ed abbassarsi ed in modo che se per accidente o per l’uso si scompone il meccanismo, una vite a regolatore mossa anche dal più inesperto, può rimetterlo in perfetto ordine.»,[4]
il fissaggio del somiere:
«Maltarello inventò una macchina, la quale applicata al somiere prima di fissarvi le sbarre, lo fa retrocedere nel mezzo di circa 5 millimetri. Armato successivamente delle spranghe di ferro e scaricata la macchina, spranghe e somiere vanno a connettersi così perfettamente da non permettere la più piccola cessione»,[5]
e l’isolamento della tavola armonica:
«Modificò pure la tavola armonica, isolandola quanto poté onde aumentare le vibrazioni»,[6]
nonché per la produzione in proprio dei feltri che ricoprivano i martelletti. L’aumento degli ordini era tale che non bastava la costruzione di due pianoforti alla settimana. Perciò nel 1868-69 la sua produzione crebbe fino a circa 100 pianoforti all’anno e con l’aumento di capitale deciso subito dopo, nel 1870, si ebbe un incremento ulteriore fino a 150 pianoforti all’anno, il numero di operai salì da 30 a 100 e la fabbrica poté avvalersi dell’uso di una macchina a vapore automatica.
Considerate con attenzione tutte queste notizie ricavate dalle fonti dell’epoca, si possono formulare a nostro avviso due ipotesi di datazione per il nostro strumento. Secondo la prima, il pianoforte Maltarello N. 158 non dovrebbe datarsi dopo il 1867, calcolando sia i primi 60 pianoforti degli anni ’50, sia la produzione di circa 50 pianoforti all’anno, forse pochi di meno, già tra il 1964 e il 1967. Ne conseguirebbe perciò la probabilità che il N. 158 risalga proprio al periodo 1864-1867. La seconda ipotesi invece, secondo noi più fondata, si basa sulla considerazione che la società “V. Maltarello e C.” nacque come tale nel 1864, e considerato che il pianoforte è firmato proprio con questa denominazione della ditta, la numerazione in serie a cui appartiene anche il nostro N. 158 dovrebbe essere iniziata dalla costituzione della società nel 1864 e non dal primo pianoforte costruito da Vincenzo Maltarello a Rovigo nel 1852. Di conseguenza si arriverebbe a non superare i 3/4 anni circa dalla fondazione della società (calcolando i circa 50 strumenti all’anno di cui parlano le fonti), perciò al massimo al 1868, non oltre. Da qui la nostra conclusione che questo pianoforte possa risalire verosimilmente al 1867/68.
Di qualche interesse per la datazione potrebbe essere anche l’estensione della tastiera di 7 ottave meno due note (Do0-La6 / CC-a’’’’): non ha il La grave (AAA) né il Sib e il Si sotto il Do0 (CC).
BIBLIOGRAFIA*
BARBIERI Patrizio, Italy – Piano Industry, in Piano. An Encyclopedia, Second Edition, a cura di R. Palmieri e M. W. Palmieri, New York and London, Routledge, 2003, pp. 179-188.
BARBIERI Patrizio, The Italian piano: laborious industrial growth 1810-2010, in “Studi musicali”, Nuova serie, IV, 2013, n. 1, pp. 145-202.
BARBIERI Patrizio, Maltarello Vincenzo (Rovigo e Vicenza) 1852-1938, in L’industria italiana del pianoforte nell’Ottocento: nascita e sofferta crescita, Relazione all’Accademia Filarmonica di Bologna del 10-12 novembre 2000, p. 4.
COLTURATO Annarita, Un’industria «troppo imperfetta»: la fabbricazione dei pianoforti a Torino nell’Ottocento, in “Fonti Musicali Italiane” N. 12 (2007), pubblicato nel 2013, pp. 167-214 (in part. p. 181).
ERRERA Alberto, Storia e statistica delle industrie venete e accenni al loro avvenire, Venezia, Antonelli, 1870, pp. 646-649.
Esposizione Italiana agraria, industriale e artistica tenuta in Firenze nel 1861, p. 188 (archive.org)
Esposizione Italiana tenuta in Firenze nel 1861, Volume 2, 1861, p. 397.
FANTONI Gabriele, Pianoforti della Fabbrica Maltarello e C. di Vicenza, in “Esposizione Regionale Veneta”, 20 settembre 1871, dispensa 13, pp. 98-100.
FANTONI Gabriele, Cenno storico sulla fabbrica di pianoforti Maltarello e C. in Vicenza, in “La Scena” N. 8 del 17 giugno 1869, riprodotto in “La provincia di Vicenza” N. 74 del 22 giugno 1869.
FANTONI Gabriele, I pianoforti a Vicenza 1554-1870, in “Il Teatro di Trieste” N. 137 del 12 agosto 1870.
La fabbrica pianoforti Vincenzo Maltarello in Vicenza, Vicenza, Rumor, 1900 e 1905 (due edizioni, lo stesso di Raschi 1899: Labor omnia vincit).
L’Italia alla esposizione universale di Parigi nel 1867, rassegna critica, 1867, p. 348.
L’Italie économique en 1867, avec un aperçu des industries italiennes à l’Exposition universelle de Paris. Publié par ordre de la Commission Royale, Firenze, Barbera, 1867, p. 320.
LODI Emanuele, Società Vincenzo Maltarello e comp. fabbrica reale di pianoforti in Vicenza: relazione sulla situazione della società letta nell’adunanza statutaria il 31 gennajo 1872 dall’azionista direttore cav. Emanuele dott. Lodi, Vicenza, Burato, 1872.
MALTARELLO Vincenzo, Labor omnia vincit, Vicenza, Raschi, 1899 (lo stesso poi riedito da Rumor 1900 e 1905: La fabbrica pianoforti…)
MALTARELLO Vincenzo, Il Dovere. Memorie autobiografiche, in Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono, a cura di S. Rumor, 3 voll., Venezia, Tipografia Emiliana, 1907, II, pp. 249-250.
Memorie dell’Accademia d’agricoltura, commercio ed arti di Verona, 1870, pp. 181-185.
PREVIDI Elena, La costruzione del pianoforte in Veneto, in Il pianoforte in Italia, a cura di G. P. Di Stefano, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2021, pp. 43-96 (in part. pp. 80-89).
Relazione del consiglio di sorveglianza della società V. Maltarello e comp. fabbrica piano forti in Vicenza, Vicenza, Burato, 1882
Sitografia
Fabbricanti di pianoforti in Italia dal 1850 al 1899. Maltarello Vincenzo https://www.lieveverbeeck.eu/pianoforti_italiani_1850_1899.htm (visitato il 18 ottobre 2022)
* Si ringrazia il Prof. Patrizio Barbieri per alcuni preziosi suggerimenti bibliografici che hanno permesso di integrare il presente elenco.
[1] Memorie dell’Accademia d’agricoltura, commercio ed arti di Verona, 1870, p. 181-185.
[2] L’Italie économique en 1867, avec un aperçu des industries italiennes à l’Exposition universelle de Paris. Publié par ordre de la Commission Royale, Firenze, Barbera, 1867, p. 320.
[3] Memorie dell’Accademia d’agricoltura… cit.
[4] Ibidem.
[5] Ibidem.
[6] Ibidem.