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STRUMENTI MUSICALI MECCANICI

La realizzazione di strumenti musicali in grado di produrre il suono automaticamente mediante congegni meccanici risale almeno al XV secolo.

Gli strumenti esposti appartengono a tre categorie principali

Una categoria si basa sul concetto che consiste nel predisporre un cilindro rotante dotato di punte sporgenti che siano in grado di agire direttamente su un corpo vibrante (come nel Carillon) oppure su un oggetto (martello, bacchetta o altro) che a sua volta colpisca il corpo vibrante.

Il secondo criterio si basa su far scorrere un rullo di carta perforata su un’apertura dalla quale fuoriesce un flusso d’aria. I fori sono predisposti per convogliare il flusso d’aria in altrettanti tubicini. Il flusso d’aria dal tubicino andrà a muovere un oggetto che andrà a colpire il corpo vibrante oppure passerà in canne o solleciterà ance.

Negli strumenti della terza categoria (simile per certi versi alla prima) una rigida e robusta striscia di cartone perforato viene fatta scorrere sopra una fila di dentini, tenendoli premuti verso il basso. Quando un dentino incontra un foro scatta in alto e, per mezzo di un congegno, spinge il relativo martelletto contro la corda.

Strumenti esposti appartenenti alla prima categoria:

PIANO A MANOVELLA da salotto (Londra 1920)

PIANO A MANOVELLA Vicente Linares (Barcellona 1950 ca.)

Questi strumenti impropriamente detti Organetti di Barberia, dall’aspetto simile ad un pianoforte verticale, diffuso nella prima metà del ‘900, venivano fatti suonare per la strada, nelle fiere o durante le feste paesane trasportati su carretti trascinati da un asinello. Per mezzo della manovella viene fatto girare un rullo dentato (simile a quello dei Carillons) posto all’interno dello strumento. Ogni dentino del rullo fa scattare il martelletto corrispondente che va a percuotere la relativa corda. La percussione delle corde in successione esegue una breve composizione. Girando una seconda manovella posta lateralmente viene spostata la posizione del rullo per far azionare una diversa serie di dentini e produrre quindi una diversa melodia.

Alcuni modelli, come quello presente, più rari, avevano dimensioni più ridotte e un aspetto più elegante per essere usati in casa. L’altro esemplare presente è denominato dal costruttore Juguete musical (giocattolo musicale) ed è una riproduzione in miniatura.

ORCHESTRION (Klepetar Praga inizi XX sec.)

Si tratta di una variante del piano a manovella. Il cilindro dentato non agisce solo su martelli che percuotono le corde ma anche su piccoli tamburi, campanelli, piatti, o addirittura aprendo valvole per lasciar passare un flusso d’aria che fa suonare delle canne creando degli effetti insoliti e a volte stupefacenti.

Il modello in esposizione è fra i più semplici disponendo, oltre alla cordiera, solo di due tamburelli, un piatto e un triangolo.

Mentre nei pianoforti a manovella il cilindro deve normalmente essere ruotato mediante una manovella negli orchestrion il cilindro viene fatto ruotare da una fune di acciaio (o più anticamente di budello) tirata verso il basso da un peso di piombo.

Della seconda categoria fa parte

l’ AEOLIAN PIANO PLAYER

All’inizio dell’era del Pianoforte automatico (detto anche Autopiano) per ascoltare musica in casa, in assenza di un esecutore in carne e ossa, era necessario disporre di un pianoforte particolare che, per mezzo di uno speciale meccanismo pneumatico, faceva azionare i martelletti “leggendo” un rullo di carta appositamente perforata.

Chi avesse avuto in casa già un pianoforte “normale” avrebbe dovuto comprarne un altro di tipo Autopiano.

Per ovviare a questo inconveniente (cioè di dover possedere due pianoforti) alla fine del XIX secolo furono costruiti dei dispositivi indipendenti che potevano applicarsi ad un pianoforte già esistente.

Queste macchine particolari, leggendo anch’esse il rullo di carta perforata con lo stesso procedimento di quello degli Autopiani, facevano muovere delle “dita” di legno ricoperte di feltro che a loro volta spingevano i tasti del pianoforte.

L’operatore (cioè chi pompava l’aria per mezzo di pedali) aveva anche il compito di “interpretare” la musica che veniva prodotta, seguendo le indicazioni scritte sul rullo che scorreva: crescendo, diminuendo, accelerando, ritardando, col pedale.

E della terza

il PIANO MELODICO (inizi XX sec.) G. Racca 1918

Il “Piano Melodico” fu inventato da Giovanni Racca (1832 – 1902) a Bologna nel 1886 e fu poi presentato all’Esposizione Internazionale di Bologna del 1888.

La posizione dei fori e la loro diversa forma definivano la sequenza delle note, la loro intensità e la loro lunghezza.

Questo tipo di strumento ebbe un enorme successo e diffusione in tutto il mondo fino agli anni trenta del ‘900, quando, insieme ad altri strumenti meccanici di riproduzione, fu completamente soppiantato dal fonografo e dagli altri sistemi di riproduzione sonora.

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